DIALOGHI SULLA LETTERA AI ROMANI. Una teologia di Paolo interna all’Antico Testamento

DIALOGO 29-B (11/3//25)

di Fernando De Angelis (Scarica il file QUI)

TEMA 2. ATTI E ROMANI: UN INTRECCIO COMPLICATO

1.Panoramica sul rapporto fra Atti degli apostoli e Romani.

Gli Atti degli apostoli sono un libro più complesso di quanto in genere sembra. Perché sotto un racconto apparentemente semplice e oggettivo, Luca traccia in filigrana un preciso disegno, con l’obiettivo di valorizzare Paolo in più modi: tracciandone la storia, presentandolo come apostolo non inferiore a Pietro, mettendo in luce un comportamento da buon cittadino romano. Di questo disegno in filigrana ne daremo solo qualche cenno, avendolo esposto nel libro Ritornare al Vangelo di Pietro e Paolo. Note agli Atti degli apostoli.

Luca si unisce al gruppo evangelistico di Paolo in un secondo tempo, cioè quando stava per entrare in Grecia, dato che è a partire da 16:10 che usa il “noi”. Diviene però presto il più intimo collaboratore di Paolo, il solo rimastogli vicino fino alla fine (2Timoteo 4:10).

Gli Atti finiscono con la sosta di due anni a Roma di Paolo, in attesa di essere giudicato dal tribunale di Cesare: è perciò in quell’attesa che Luca ha scritto gli Atti. Lo scopo più urgente era quello di fare da avvocato difensore, presentando Paolo come un cittadino romano esemplare. Ma la sua Lettera ai Romani era già arrivata a Roma da diverso tempo, così molti credenti approfittarono della sua sosta per ascoltarne gli insegnamenti in modo più ampio e diretto (Atti 28:31). C’era anche la necessità di mostrare che Paolo, come apostolo di Gesù, aveva credenziali notevoli, ma che erano poco conosciute.

Sul piano formale, infatti, Paolo si presentava come un apostolo (cioè “inviato”, “missionario”) raccomandato dalla chiesa locale di Antiochia (Atti 13:2; 15:40). Niente di paragonabile alle credenziali di Pietro e dei Dodici apostoli. Ecco allora i molti parallelismi fra Pietro e Paolo presenti negli Atti, che hanno lo scopo di mostrare un’autorevolezza di Paolo non inferiore a quella di Pietro. Anzi, con l’inizio di Atti 6, Luca mostra l’inadeguatezza di Pietro, perché la funzione di tipo pratico assegnata ai cosiddetti “diaconi”, si risolverà nel suo contrario. Saranno infatti due di loro, Filippo e Stefano, che poi faranno avanzare l’evangelizzazione. Mentre Pietro e i Dodici supponevano di continuare ad essere loro a gestire la predicazione (6:1-4). Inoltre, come vedremo fra poco, subito dopo e proprio con il “diacono” Stefano, Dio cominciò a preparare le condizioni per una piena discesa in campo di Paolo, che avvenne ad Antiochia (11:25). Così alla fine sarà Paolo a proseguire quello sviluppo della Chiesa iniziato da Pietro.

Gli Atti sono una specie di Seconda Lettera ai Romani, in quanto scritta dopo. Per 19 capitoli su 28, però, racconta fatti avvenuti prima della Lettera ai Romani, ma visti con un’ottica posteriore, cioè come preparatori di quel che avverrà dopo. Per esempio, in 4:36 viene nominato Barnaba senza che ce ne fosse la necessità, dato che aveva fatto qualcosa che facevano molti. Il motivo è che Barnaba svolgerà poi un ruolo determinante nella valorizzazione di Paolo (9:26-28; 11:25-26; 13:2).

Per motivi analoghi Luca dà ampio spazio a Stefano, tessendone un grande elogio (6:5,8,15; 7:54-60), in contrasto con quelle critiche che potevano essergli fatte e che appaiono scontate. Perché a Stefano si poteva rimproverare di essere stato poco rispettoso dell’uditorio, suscitando una persecuzione che Pietro aveva invece evitato, provocando con la sua forte polemica la dispersione della chiesa di Gerusalemme (8:1), che stava prosperando in modo magnifico (6:7). Quel discorso fu ascoltato da un giovane persecutore che in quel momento contava poco (7:58), ma quando poi diventerà l’apostolo Paolo, adotterà uno stile di predicazione simile a quello di Stefano, suscitando nuovamente dei propositi omicidi negli ascoltatori di Gerusalemme, con gli apostoli che questa volta evitarono che finisse martire, facendolo tornare nella sua Tarso (9:28-30). Paolo è così di fatto presentato da Luca come un discepolo di Stefano.

Un elogio della rivoluzione provocata da Stefano è anche il farne notare gli effetti positivi sull’espandersi dell’evangelizzazione. Perché fu la persecuzione verificatasi a costringere Filippo ad allontanarsi da Gerusalemme e approdare in Samaria, dove predicò con successo (8:4-5). Anche il formarsi della prima chiesa a prevalenza di non circoncisi, quella di Antiochia, fu opera di alcuni «che erano stati dispersi per la persecuzione avvenuta a causa di Stefano», i quali «si misero a parlare anche ai Greci, annunciando il Signore Gesù. La mano del Signore era con loro e gran numero di persone, avendo creduto, si convertì al Signore» (11:19-21).

2. Paolo negli Atti è anche un buon cittadino romano.

Ci limitiamo a commentare sinteticamente i riferimenti presenti in Atti.

a)Paolo era un cittadino romano “di primo livello”, perché lo era per nascita (22:28).

b) Considerato senza colpe dalle autorità romane della sua regione (cioè da Festo e da Agrippa, 25:13 fino 26:32).

c) Inviato al tribunale di Roma su sua richiesta, mostrando così più fiducia nella giustizia romana che in quella giudaica (25:11-12).

d) Buon rapporto con il centurione Giulio, incaricato di portarlo a Roma (27:3).

e) L’equipaggio della nave si era salvato per merito di Paolo e, se fosse stato ascoltato, si sarebbe salvata anche la nave (27:21-22).

f) I giudici di Roma avevano mostrato fiducia in Paolo, dandogli piena libertà nei due anni di attesa del processo (28:16; 28:30-31).

3. Paolo negli Atti eguaglia Pietro e ne completa l’opera.

a)I Dodici, e Pietro come loro leader, erano stati incaricati direttamente da Gesù, con il compito di portare avanti la sua opera (Matteo 10:1; Giovanni 14:12-13). Pure Paolo (9:1-16).

b) Pietro e i Dodici ricevettero da Gesù un insegnamento specifico. Pure Paolo, con il quale Gesù comunicò anche dopo il primo incontro (18:9; 22:18; 23:11; 26:16; 27:24). Un insegnamento sistematico di Gesù a Paolo è ancor più evidente nella 1Corinzi (per esempio, 11:23; 14:37).

c) Con l’imposizione delle mani di Pietro si riceveva lo Spirito Santo (8:14-17). Pure Paolo (19:6).

d) Pietro risuscitò la giovane Tabita (9:40). Paolo il giovane Eutico (20:9-10).

e) Perfino l’ombra di Pietro guariva (5:15). Come gli asciugamani di Paolo (19:12).

f) Pietro guarì uno zoppo dalla nascita (3:1-8). Pure Paolo (14:8-10).

g) Pietro contrastò il mago Simone (8:9-24). Paolo il mago Elima (13:6-12).

h) Pietro rifiutò di essere adorato (10:26). Pure Paolo (14:15).

i) Pietro fu liberato miracolosamente dal carcere (12:6-11). Pure Paolo (16:25-34).

l) Pietro fu mandato nella capitale romana di quella regione (Cesarea, 10:23-24). Paolo nella capitale universale (28:16).

Il compito che Gesù aveva assegnato ai Dodici era chiaro: «Mi sarete testimoni e in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e fino all’estremità della terra» (Atti 1:8). Ma i Dodici risultarono inadatti ad andare oltre la Giudea, così Dio suscitò Filippo per evangelizzare la Samaria (8:5) e Paolo per raggiungere i punti nevralgici dell’impero romano.

Paolo però portò avanti l’opera iniziata da Pietro non solo in senso geografico, ma anche sul piano organizzativo e dottrinale. È Paolo, per esempio, ad iniziare a Corinto ed Efeso l’assemblea dei credenti in Gesù di una città (18:7; 19:9), mentre finché fu possibile i credenti in Gesù avevano continuato a frequentare l’assemblea sinagogale. Sul piano dottrinale sono soprattutto le Lettere di Paolo quelle che affrontano i problemi teologici derivanti dalle nuove circostanze.

Oggi molti vedono Paolo come qualcuno che portò un rinnovamento in una Chiesa troppo conservatrice, contrastato da Pietro e da Giacomo. Gli Atti degli apostoli dicono invece tutt’altro, cioè che Paolo si è mosso sempre in sintonia con la Chiesa tutta. Cominciando l’opera di evangelizzazione con Barnaba, che era il fiduciario dei Dodici ad Antiochia (11:22). Quando si separarono, Paolo associò a sé un altro fiduciario dei Dodici, cioè Sila (o Silvano, 15:22,40). Infine, mentre stava per concludere la sua opera, Paolo ricevette la piena comunione della chiesa di Gerusalemme (21:17-20).

4. Atti e Romani, riassumono biografia e pensiero di Paolo.

Gli Atti degli apostoli si potrebbero meglio definire come Atti di Paolo, sia perché le vicende di Paolo ne occupano la maggior parte, sia perché anche il resto è raccontato in vista del suo emergere. In ogni caso, senza gli Atti si saprebbe poco della vita di Paolo, mentre senza la Lettera ai Romani il pensiero di Paolo, pur presente altrove, mancherebbe di una chiara cornice complessiva.

Atti degli apostoli e Lettera ai Romani si completano, al punto che potrebbero essere due parti di un unico libro, dal titolo Vita e pensiero dell’apostolo Paolo.