di Fernando De Angelis (26/5/24)

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1.PREMESSA

Svolgendo le lezioni di Storia del cristianesimo, siamo arrivati al concilio di Nicea e alla relativa controversia ariana. Non entriamo nei dettagli di questa controversia, considerandola come un’espressione particolare di due impostazioni generali:

1)quella di chi sottolinea la uguaglianza fra Padre e Figlio (niceani), espressa dalla parola greca homooùsion (stesso essere, stessa essenza) e tradotta con “della stessa sostanza”;

2)quella di chi invece sottolinea la subordinazione del Figlio al Padre (ariani).

Come abbiamo preso a fare da qualche tempo, affronteremo il tema concentrandoci nel libro della Bibbia che lo approfondisce e, sulla Trinità, il riferimento è come noto il Vangelo di Giovanni.

Ci soffermeremo poco o niente su quanto già scritto nei precedenti file che, come questo, fanno parte del “Dossier Trinità”.

2.L’ABUSO DEL VANGELO DI GIOVANNI SULLA TRINITÀ

Gli apostoli cominciavano con il presentare Gesù nella sua umanità (Atti 2:22-23; 17:31), mentre oggi i cristiani partono dalla sua divinità, esaltandola fino a svalutarne l’umanità. Usando spesso e in modo scorretto due passi del Vangelo di Giovanni che ora riportiamo.

Giovanni 1:1: «Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio». Questo primo versetto funziona da titolo di tutto il Vangelo e ne riassume il contenuto. Gesù viene presentato come distinto da Dio («la Parola era con Dio») e unito a Dio («era Dio»). Non è bene concentrarsi a lungo sul titolo di un libro, perché è poi il contenuto del libro che ne chiarisce il significato.

Giovanni 10:30: «Io e il Padre siamo uno». Anche in questo caso viene prima precisata la distinzione («io e il Padre») e poi l’unità («siamo uno»).

L’abuso consiste nel leggere questi passi e commentarli come se esprimessero solo l’unità, evitando la prima parte della frase che contiene anche la distinzione.

3.LO SCHEMA SPESSO IGNORATO DEL VANGELO DI GIOVANNI

Con il primo concilio ecumenico (Nicea, 325) si ebbe la nascita di un nuovo cristianesimo, con alcune caratteristiche contrapposte a quello degli apostoli, cioè al Nuovo Testamento. Ci fu, insomma, una specie di trasferimento da Gerusalemme ad Atene.

Nell’ebraismo il rapporto con Dio si incentra sul comportamento pratico, perciò l’insegnamento di Gesù è incentrato non nei suoi discorsi, ma nel suo esempio. Pietro, non a caso, invita a seguire «le sue orme» (1Pie 2:21).

Nella cultura greca, invece, si ponevano al centro i discorsi dei filosofi (cfr. Atti 17:18-21). Il concilio di Nicea si svolse in un contesto culturale greco e risultò centrale la teologia (cioè la filosofia applicata a Dio). Il cristianesimo odierno deriva da Nicea, perciò nel Vangelo di Giovanni si tende a cercarci risposte sulla natura di Dio e sul rapporto di Gesù con il Padre.

Per l’ebreo Giovanni i discorsi sul rapporto fra Gesù e il Padre, più che insegnare una dottrina, volevano presentare un esempio da imitare. Nel Vangelo di Giovanni, allora, il rapporto fra Gesù e il Padre è illustrato dalla nostra vita di seguaci di Gesù, non dai complicati discorsi teologico-filosofici.

Tutto ciò sarà però più chiaro dopo che avremo visti gli esempi nella sottostante tabella. Per una migliore impaginazione, mettiamo le note all’inizio, anziché in fondo.

Note

1.Qui il parallelismo è doppio: da un lato, noi siamo in Gesù e Gesù è in noi come lui è nel Padre e il Padre è in lui; dall’altro, Gesù è un mediatore che non solo ci collega al Padre, ma ci fa avere con il Padre un rapporto diretto simile a quello suo. Al punto che i credenti sono immessi all’interno del rapporto trinitario, arrivando così ad una QUADRIUNITÀ.

2.Anche qui il parallelismo è doppio: da un lato Gesù ci esaudisce sempre come fa il Padre con lui; dall’altro possiamo nel suo nome rivolgerci direttamente al Padre ed essere da lui esauditi come lui esaudisce Gesù.

3.In 10:30 Gesù afferma: «Io e il Padre siamo uno». Molti ne deducono che Gesù e il Padre sono la stessa persona. Il capitolo 17 fa vedere che essere uno per Giovanni non annulla le individualità.

IL RAPPORTO DI GESÙ CON IL PADRE COME ESEMPIO DA IMITARE

  A-Parallelismi espliciti B1-Rapporto Gesù-Padre B2- Parallelo Gesù-discepoli Note
1   5:19,30; 8:28; 12:49. Gesù faceva la volontà del Padre 15:5; 14:12. Niente senza Gesù. Opere maggiori.  
2   5:22. Gesù giudice delegato dal Padre 20:23. I discepoli delegati a giudicare  
3 10:14-15. Gesù conosce i suoi come il Padre lo conosce      
4   10:17-18. Gesù depone la sua vita per amore del Padre 16:2-3; 21:18-19(cfr. Mat 16: 24-25). Invito simile di Gesù  
5   10:38. Gesù nel Padre e viceversa 14:20,23; 17:21,23,26. Noi in Gesù e nel Padre 1
6   11:42. Gesù sempre esaudito dal Padre 14:14; 15:7,16; 16:23. Discepoli sempre esauditi 2
7 13:20; 17:18; 20:21. Gesù man-da come il Padre lo ha mandato      
8 15:9; 17:23. Noi amati da Gesù e Padre come si amano.      
9 17:8. Gesù ci ha dato le parole ricevute dal Padre      
10 17:11,21,22b. i discepoli uno, come lui e il Padre sono uno.     3
11 17:22a. Gesù ci ha dato la gloria ricevuta dal Padre      
12   14:28; 17:23. Gesù pone il Padre sopra di sé 13:13. Qui e sempre, Gesù si pone sopra i discepoli  

4.MATTEO E PAOLO SUBORDINAZIONISTI?

Non vogliamo trarre conclusioni generali sulla base di citazioni parziali, per questo il titolo termina con un punto interrogativo.  

Si tende a sottolineare l’uguaglianza del Figlio con il Padre, trascurando i versetti che non l’appoggiano. Riteniamo perciò utile mettere in rilievo alcune espressioni del Vangelo di Matteo e di Paolo. Delle quali bisogna tener conto, se vogliamo fare una sintesi onesta dell’insegnamento biblico.

DAL VANGELO DI MATTEO.

Il Vangelo di Matteo è quello che più si prefigge di vedere Gesù in rapporto con l’Antico Testamento, perciò le espressioni di tipo subordinazionista potrebbero avere lo scopo di salvaguardare il monoteismo ebraico.

Matteo 20:23: «Quanto al sedersi alla mia destra e alla mia sinistra, non sta a me concederlo, ma sarà dato a quelli per cui è stato preparato dal Padre mio».

Matteo 24:36: «Quanto a quel giorno e a quell’ora nessuno li sa, neppure gli angeli del cielo, neppure il Figlio, ma il Padre solo».

Matteo 26:42: «Padre mio, se non è possibile che questo calice passi oltre da me, senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà».

DAGLI SCRITTI DI PAOLO.

1Timoteo 2:5: «C’è un solo Dio [il Padre, cfr. 1Corinzi 8:6] e anche un solo mediatore fra Dio e gli uomini, Cristo Gesù uomo»,

1Corinzi 11:3: «Voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della donna è l’uomo e che il capo di Cristo è Dio».

Efesini 1:3: «Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo». Sembra poco logico che il Padre di Gesù sia anche il suo Dio, eppure Paolo ripete questa espressione altre due volte (Efe 1:17 e 2Cor 11:31). Significativo, poi, che venga usata anche da Pietro (1Pie 1:3).