DIALOGHI SULLA LETTERA AI ROMANI. Una teologia di Paolo interna all’Antico Testamento
DIALOGO 31 (fine della Bozza1)
di Fernando De Angelis (Scarica QUI il file dei Dialoghi 28-31)
TEMA 5. IL LINGUAGGIO TRINITARIO IN ROMANI 14-16
Poco dopo la conversione ho incontrato i Testimoni di Geova, ho perciò avuto necessità di comprendere meglio ciò che dice il Nuovo Testamento sulla divinità di Gesù. La loro proposta complessiva non mi ha convinto, ma avevo bisogno di trovare una risposta più chiara a certe loro argomentazioni e a passi biblici che sottolineavano. Convinto che Gesù si rivela ai semplici (Matteo 11:25), ho cercato le risposte nel Nuovo Testamento.
Nei Vangeli troviamo che Gesù si è inizialmente presentato come un Maestro di ebraismo, cioè un Rabbi, figlio del falegname Giuseppe, di Nazaret (Matteo 13:54-56; Giovanni 1:45-49). Solo dopo l’ascensione gli apostoli si rendono conto di chi fosse veramente Gesù, perciò ho cominciato la mia ricerca dagli Atti, trovando però più confusione che chiarezza. Ci ho messo qualche decennio per capire che stavo cercando di entrare dalla porta sbagliata.
È infatti vero che gli apostoli negli Atti avevano le idee chiare su Gesù, ma non le potevano esprimere per due motivi. Il primo è che, nel presentare Gesù a chi non lo conosceva, cominciavano come aveva fatto Gesù, cioè con la sua umanità (Atti 2:22-23; 17:31). Il secondo motivo è che adottavano il principio di adattare il loro linguaggio a quello dell’uditorio, che inizialmente non poteva comprendere un messaggio trinitario. Anche perché la Trinità non è rivelata in modo esplicito nell’Antico Testamento, ma lo è solo dopo l’incarnazione. Le loro idee mature su Gesù, perciò, gli apostoli le hanno potute esprimere solo quando si sono rivolti ad un uditorio maturo, cioè nelle Lettere indirizzate ai credenti.
Sulla Trinità il discorso potrebbe essere lungo, anche sul piano storico, ma il linguaggio che troviamo negli ultimi capitoli della Lettera ai Romani è come un tassello in un cocomero, in grado di farci sufficientemente comprendere l’impostazione di tutto il Nuovo Testamento.
Il linguaggio usato dagli apostoli è semplice e l’illustrazione è di tipo familiare: Gesù, in quanto Figlio di Dio per natura (e non figlio di Giuseppe), condivide la stessa natura del Padre ed è una persona distinta dal Padre, con una la tipica posizione subordinata di un Figlio. Come il figlio di un leone ha la natura del leone, ma è distinto dal genitore e subordinato ad esso. Gesù è stato “generato, non creato”, come recita giustamente una formula.
Nelle Lettere del Nuovo Testamento, per “Dio” si intende il Padre, mentre “Signore” è riferito a Gesù, tranne che nelle citazioni dell’Antico Testamento. Perché l’Antico Testamento è citato nella versione greca, nella quale “Javè” è tradotto con “Signore” e in esso la Trinità non era esplicita, essendo chiaramente rivelato solo dopo l’incarnazione di Gesù. Nelle citazioni dell’Antico Testamento, perciò, “Signore” va riferito a Dio Padre.
Sulla Trinità spero di potermici soffermare adeguatamente con il prossimo libro che vorrei realizzare, quello sul Vangelo di Giovanni. Abbiamo comunque già chiarito diverse cose all’interno di tre precedenti volumi di questa collana.
VOLUME 2, SUGLI ATTI DEGLI APOSTOLI: Collegamento n. 4. L’insegnamento della divinità di Gesù nel Nuovo Testamento (pagine 36-41).
VOLUME 4, SUL VANGELO DI MATTEO: Cap. 4/3: Giovanni: la divinità di Gesù come filo conduttore. E Approfondimento n. 4. Riportare la Trinità in Galilea (pagine 62-66).
VOLUME 7, SULLA 1CORINZI: Approfondimento n. 12: Trinità: chiara sulla carta, confusa nella pratica (pagine 188-190).
I versetti trinitari presenti in Romani 14-16 li abbiamo suddivisi in 5 categorie, facendo brevi considerazioni in fondo a ciascun gruppo, concludendo poi con un ultimo paragrafo.
2. Versetti riferiti a Dio Padre.
Romani 14:3. Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto, perché Dio lo ha accolto.
Romani 14:10-12. Ma tu, perché giudichi tuo fratello? E anche tu, perché disprezzi tuo fratello? Poiché tutti compariremo davanti al tribunale di Dio; infatti sta scritto: “Come è vero che vivo”, dice il Signore, “ogni ginocchio si piegherà davanti a me, e ogni lingua darà gloria a Dio”. Quindi ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.
Romani 14:20-22. Non distruggere, per un cibo, l’opera di Dio. Certo, tutte le cose sono pure; ma è male quando uno mangia dando occasione di peccato. È bene non mangiare carne, né bere vino, né fare cosa alcuna che porti il tuo fratello a inciampare. Tu, la fede che hai, serbala per te stesso, davanti a Dio. Beato colui che non condanna se stesso in quello che approva.
Romani 15:32-33. Se piace a Dio, io possa venire da voi con gioia ed essere confortato insieme con voi. Or il Dio della pace sia con tutti voi.
È Dio Padre il referente ultimo, l’autorità massima.
3. Versetti riferiti al Signore Gesù.
Romani 14:4. Chi sei tu che giudichi il domestico altrui? Se sta in piedi o se cade è cosa che riguarda il suo padrone; ma egli sarà tenuto in piedi, perché il Signore [Gesù] è potente da farlo stare in piedi.
Romani 14:8-9. Se viviamo, viviamo per il Signore [Gesù]; e se moriamo, moriamo per il Signore [Gesù]. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore [Gesù]. Poiché a questo fine il Messia è morto ed è tornato in vita: per essere il Signore sia dei morti sia dei viventi.
Romani 14:14. Io so e sono persuaso nel Signore Gesù che nulla è impuro in se stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura.
Romani 14:15. Se a motivo di un cibo tuo fratello è turbato, tu non cammini più secondo amore. Non perdere, con il tuo cibo, colui per il quale il Messia è morto!
Romani 15:3. Infatti anche il Messia non compiacque a se stesso; ma come è scritto: “Gli insulti di quelli che ti oltraggiano sono caduti sopra di me”.
Romani 15:19-20. Da Gerusalemme e dintorni fino all’Illiria ho predicato dappertutto il vangelo del Messia, avendo l’ambizione di predicare il vangelo là dove non era ancora stato portato il nome del Messia, per non costruire sul fondamento altrui,
Abbiamo aggiunto [Gesù] a Signore per rendere esplicito ciò che è implicito. È il Signore Gesù, il Messia, che ha dato la sua vita per me e che mi chiama a vivere PER lui e IN lui. Dio Padre mi ha fatto dono di Gesù, invitandomi a donarmi a Gesù, che così si rivolge al Padre: «Io ho manifestato il tuo nome agli uomini che tu mi hai dati dal mondo; erano tuoi e tu me li hai dati» (Giovanni 17:6).
4. Versetti riferiti al Padre e a Gesù.
Romani 15:5-6. Il Dio della pazienza e della consolazione vi conceda di avere tra di voi un medesimo sentimento secondo il Messia Gesù, affinché di un solo animo e d’una stessa bocca glorifichiate il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Messia.
Romani 15:7. Accoglietevi gli uni gli altri, come anche il Messia vi ha accolti per la gloria di Dio.
Romani 15:8-9. Io dico che il Messia è diventato servitore dei circoncisi a dimostrazione della veracità di Dio per confermare le promesse fatte ai padri; mentre gli stranieri onorano Dio per la sua misericordia.
Romani 16:27. A Dio, unico in saggezza, per mezzo di Gesù Messia sia la gloria in eterno.
Lo scopo di Gesù era quello di dare gloria al Padre facendo la sua volontà: «Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare» (Giovanni 17:4). La nostra relazione con Gesù dà gloria al Padre.
5. Versetti riferiti al Padre e allo Spirito Santo.
Romani 15:13. Or il Dio della speranza vi riempia di ogni gioia e di ogni pace nella fede, affinché abbondiate nella speranza, per la potenza dello Spirito Santo.
È significativo che non ci sia nessun versetto che si riferisca solo allo Spirito Santo e che, oltre a questo unico caso di abbinamento fra lo Spirito e il Padre, gli altri quattro siano tutti in un contesto trinitario (vedere paragrafo sottostante). Perché lo Spirito Santo fa un’opera distinta, ma non autonoma, dandoci la potenza di vivere in noi sempre più le realtà di Dio.
6. Versetti trinitari.
Romani 14:17-18. Il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo. Poiché chi serve il Messia in questo, è gradito a Dio e approvato dagli uomini.
Dio gradisce chi serve il Messia con la gioia dello Spirito Santo.
Romani 15:15-16. Ma vi ho scritto un po’ arditamente su alcuni punti, per ricordarveli di nuovo, a motivo della grazia che mi è stata fatta da Dio, di essere un ministro di Cristo Gesù tra gli stranieri, esercitando il sacro servizio del vangelo di Dio, affinché gli stranieri diventino un’offerta gradita, santificata dallo Spirito Santo.
Il Vangelo di Gesù realizza il Vangelo di Dio, con la cooperazione dello Spirito Santo.
Romani 15:17-19. Ho dunque di che vantarmi nel Messia Gesù, per quel che concerne le cose di Dio. Non oserei infatti parlare di cose che il Messia non avesse operato per mio mezzo allo scopo di condurre i pagani all’ubbidienza, con parole e opere, con la potenza di segni e di prodigi, con la potenza dello Spirito Santo.
«Le cose», cioè i progetti, sono di Dio Padre, realizzati per mezzo di Gesù, con la potenza dello Spirito Santo.
Romani 15:30. Ora, fratelli, vi esorto, per il Signore nostro Gesù Cristo e per l’amore dello Spirito, a combattere con me nelle preghiere che rivolgete a Dio in mio favore,
Pregare Dio Padre stando NEL Messia Gesù, con il nostro spirito in sintonia con lo Spirito Santo (vedere anche Romani 8:16,26).
7. Altre sintesi basate sul Nuovo Testamento.
SINTESI 1. Servire il Signore Gesù Messia, alla gloria di Dio Padre, con la potenza dello Spirito Santo.
SINTESI 2. Crescere con la Parola SCRITTA di Dio Padre, con la Parola INCARNATA nel Figlio e con la Parola VISSUTA per mezzo dello Spirito Santo.
SINTESI 3. In sintonia con lo Spirito Santo, ci presentiamo a Dio Padre come discepoli del Figlio.
SINTESI 4. «Gesù, nella potenza dello Spirito, se ne tornò in Galilea; e la sua fama si sparse per tutta la regione» (Luca 4:14). «Io ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare» (Giovanni 17:4). Il Figlio realizza l’opera di Dio Padre, alla gloria di Dio Padre, con la potenza dello Spirito Santo.
SINTESI 5.«Efesini 4:4-6. Vi è un corpo solo e un solo Spirito, come pure siete stati chiamati a una sola speranza, quella della vostra vocazione. V’è un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, fra tutti e in tutti». Dio Padre sta sopra di noi, Gesù in mezzo a noi e lo Spirito dentro di noi.