IL MIO NUOVO LIBRO SUL VANGELO DI MATTEO

Alla fine del mese di ottobre 2019 è uscito il mio nuovo libro dal titolo “Il Vangelo di Matteo alla luce dell’Antico Testamento”. Riportiamo la Prefazione.

PREFAZIONE

Mi sono presto reso conto che non potevo prendermela con calma, dopo aver pubblicato i primi tre libri della collana Da Adamo agli apostoli (Riassunto AT, Note agli Atti e Struttura dell’Apocalisse). Chi ha letto i tre libri e ne ha accolto la visione unitaria della Bibbia, infatti, si pone domande e si sente muovere delle obiezioni, ricavate soprattutto dai Vangeli e dalla Lettera agli Ebrei; domande alle quali è divenuto urgente rispondere.

Si argomenta che nel Discorso sul monte, per esempio, Gesù si sarebbe contrapposto all’Antico Testamento, dato che ripete: «Voi avete udito che fu detto, ma io vi dico…» (Mat 5:21,27 e altri). Gesù avrebbe poi cambiato l’osservanza del sabato e la distinzione fra cibi puri e impuri (Mat 15:1-20), eliminando la lapidazione per le adultere («Chi è senza peccato…», Giov 8:7). Nella Lettera agli Ebrei, invece, si considererebbe come inequivocabile novità il fatto che siamo ora in un “Nuovo Patto”, nel quale c’è stato un cambio di sacerdozio e di legge (Ebr 7:12; 8:8).

Di fronte a obiezioni di questo tipo, non pochi sostenitori dell’unità della Bibbia si trovano in imbarazzo e allora alcuni, sapendo che considero quelle argomentazioni come infondate, me ne hanno chiesta la spiegazione. Per andare al di là di risposte occasionali e parziali, ho perciò deciso di scrivere queste Note al Vangelo di Matteo, alle quali far seguire quelle sulla Lettera agli Ebrei. La mia convinzione è che le obiezioni all’unità della Bibbia non dipendano tanto dai testi in sé del Nuovo Testamento, ma da altre cause, quali per esempio un’inesatta comprensione dell’Antico Testamento, oppure una mancata inquadratura di quei passi nel loro contesto.

Come nei miei tre libri precedenti, non entrerò in tutti i dettagli, continuando a basare le mie Note soprattutto sulla lettura semplice del testo. Senza cioè rifarmi alla grande mole di lavoro operata dagli studiosi, che però non disprezzo e della quale mi sono giovato una prima volta da giovane, quando ho seguito quella specie di scuola biblica che Alfredo Terino aveva organizzato nella sua casa; adesso cercherò di approfittarne di nuovo consultando i commenti che John MacArthur ha posto in calce a un’apposita edizione della Bibbia indicata all’inizio.

Mi è però sembrato riduttivo rileggere il Vangelo concentrandomi solo sull’insegnamento di Gesù, sentendo per me stesso l’esigenza di non trascurare la persona di Gesù, cogliendo l’occasione di stare con Gesù, perché è proprio l’essere stati con Gesù ciò che si notava negli apostoli (Atti 4:13). Eviterò comunque di lanciarmi in speculazioni fantasiose, anche se mi permetterò delle congetture plausibili, in modo da cogliere ciò che nei Vangeli (specie sinottici) è spesso velato da un rigoroso stile distaccato, concentrato sui fatti e sugli insegnamenti.

Mi sono concentrato sulla concatenazione del discorso che Matteo porta avanti, cogliendo solo qualche dettaglio utile dagli altri tre Vangeli, senza cercare una sintesi fra prospettive e obiettivi diversi, seppur non in contrasto.

Mentre nelle Note agli Atti ho cercato di evidenziare i collegamenti con le restanti parti del Nuovo Testamento, i rapporti che qui privilegio sono invece quelli con l’Antico Testamento: sia perché è Matteo stesso a metterli in rilievo in modo esplicito, sia perché proverò a cogliere anche i riferimenti impliciti. Desidero concentrarmi sul messaggio che ha voluto trasmettere Matteo, evitando di descrivere gli sviluppi presenti nella successiva opera degli apostoli, che è spesso oggetto di controversie e che potrebbe perciò distrarci.

Cercherò di farmi comprendere anche da chi non ha letto i primi tre libri della collana, evitando però di ripetermi e usando i rimandi alle specifiche parti presenti nei volumi precedenti.