Ping pong 025. LA BIBBIA È UN ASSOLUTO CHE SI PONE IN MODO RELATIVO
Qualche riflessione su complesse e importanti questioni, sollevate da una lettrice
LETTERA FIRMATA.
Caro Fernando, non mi è risultato molto chiaro il commento a Matteo 11:14-15, che fai nel capitolo 19 delle tue “Note” a quel Vangelo. Nel considerare Giovanni come «l’Elia che doveva venire», in che senso «se lo volete accettare» significherebbe che bisognava tener conto non solo delle profezie, ma anche di altri elementi? In che senso «chi ha orecchi per udire oda» rafforzerebbe la “non oggettività” dell’interpretazione della Parola di Dio?
Potresti eventualmente precisarmi meglio il discorso assoluto/relativismo, perché non credo di afferrare esattamente il punto della cosa? Il relativismo nel mondo è un fatto, ma in che senso contestarlo vorrebbe dire che il punto di vista relativo nostro lo vorremmo proporre come assoluto? Quando Gesù fa delle affermazioni assolute sulla sua persona, dovremmo allora cercare di relativizzarle?
Conoscendoti, non ho dubbi che tu non intenda affatto relativizzare Gesù stesso, ma il discorso non mi è sembrato chiarissimo, salvo che sia io che non afferro (il che naturalmente è molto possibile!).
RISPOSTA.
QUESTIONI GENERALI. Diversi anni fa ho ascoltato da un professore universitario una frase messa lì come inciso: «LA BIBBIA NON DICE NIENTE». Le circostanze non permettevano di aprire una discussione, ma non ne fui dispiaciuto, perché mi lasciò senza parole. Era evidentemente assurda, ma chi l’aveva detta non era sciocco e allora doveva contenere qualcosa di vero. Dopo diversi giorni sono arrivato a condividere quella frase, riconoscendo che ero vittima di un’inconsapevole distorsione, molto radicata e diffusa.
Quando DICO una parola, essa è condizionata dal momento, dal luogo e dal destinatario. Se quella parola la scrivo e poi qualcun altro la legge in altre circostanze e per altri interlocutori, non è più la MIA parola, ma diventa una SUA parola, che lui indirizza ai suoi interlocutori, ai quali non arriva certo il significato che era arrivato in precedenza ai miei.
Se io leggo ciò che Gesù ha detto alla Samaritana (Giovanni 4), non trasmetto solo la parola di Gesù, perché insieme a essa c’è indissolubilmente anche la MIA. Se lo stesso passo della Bibbia è letto dal papa, o da me, o da un ateo, o da un mafioso, alle orecchie di chi ascolta non arriva lo stesso messaggio. Sono IO che scelgo quale passo leggere, quando leggerlo, a chi leggerlo e in che cornice metterlo, non posso perciò dire che la mia citazione di un passo biblico sia «la pura Parola di Dio», perché ad essa do comunque una mia opinabile interpretazione. Purtroppo il mondo è pieno di persone religiose che dicono di difendere “la Parola di Dio” e lo fanno in modo intransigente, senza nemmeno rendersi conto che quella è solo la loro interpretazione RELATIVA.
Allora non esiste l’assoluto? Prima di rispondere bisogna definirlo. Se per “assoluto” intendo qualcosa che sta su un piano superiore all’essere umano e lo domina senza possibilità di sfuggire, la Bibbia mi dice che esiste, ma che si manifesta in modo relativo. Perché se è vero che «nel principio Dio creò il cielo e la terra», Dio è stato subito dopo apertamente contestato da Adamo ed Eva, verso i quali non è riuscito a dire una parola in grado di convincerli. Potrei allora essere io a dire ai miei fratelli una parola “assoluta” di fronte alla quale non sia possibile replicare? La crocifissione di Gesù testimonia che nemmeno lui è riuscito a convincere tutti, morendo addirittura pressoché in solitudine. Come pressoché in solitudine è morto Paolo, contestato perfino dalla chiesa che aveva più curato, quella di Corinto (2Timoteo 4:16; 1Corinzi 4:18; 2Corinzi 10:10). Gesù era cosciente di essere l’assoluto e io sono sicuro che lo fosse, ma lui si è presentato in modo relativo, cioè come uomo fra gli uomini.
Per non rischiare di fare un trattato, concludo queste riflessioni generali citando Geremia 23:25-29, un passo per me molto significativo. In esso Dio invita i falsi profeti a esporre le loro visioni, mentre Geremia dovrà continuare ad annunciare la Parola di Dio, la quale ha caratteristiche inconfondibili e perciò non potrà essere confusa con quella dei falsi profeti. Non a caso, è stata la parola trasmessa da Geremia quella che è durata fino a oggi, anche se pressoché nessuno dei contemporanei l’accolse!
QUESTIONI SPECIFICHE. Gesù ha fatto spesso appello a ciò che oggettivamente era scritto nella Parola di Dio e i criteri da lui usati sono stati in grado di chiudere la bocca ai suoi oppositori (Matteo 22:46). Sul rapporto fra Giovanni Battista ed Elia, invece, è del tutto chiaro che Gesù non si attiene al senso evidente della profezia di Malachia 4:5-6; anziché spiegarla la stravolge. Non può perciò rifarsi come altre volte allo “sta scritto”, perché la sua è in fondo una “nuova rivelazione”, non una “interpretazione”.
Dire «chi ha orecchi per udire oda» (Matteo 11:15) significa riconoscere che solo alcune “orecchie” e non altre erano in grado di capire. Una formula che non ha usato nelle sue dispute con i farisei. Verso i quali, per accusarli di non aver accettato il Battista, non citò la profezia di Malachia, ma proprio quella “inconfondibilità” della Parola di Dio che anche loro dovettero riconoscere (Matteo 21:25-27).
Quando si sente parlare contro il relativismo di questo mondo, che non ha più riferimenti assoluti sul piano morale e non solo, è evidente che la soluzione proposta è l’adozione della veduta particolare di chi parla, il quale può chiamarla “Bibbia”, o “vero cattolicesimo”, o “valori tradizionali”, o come gli pare, ma si tratta sempre di una sua opinabile scelta, che tenta di spacciare come fosse un “assoluto”.
L’importante non è “parlare” di assoluto, ma “esserlo”. E per esserlo bisogna porsi in sintonia TOTALE con lo Spirito di Dio, anche oggi presente e vivo nel mondo. Un esercizio non solo difficile, ma possibile solo nella misura che eventualmente Dio ci ha assegnata. Perché dire che in questo mondo “è tutto relativo” significa negare l’esistenza e l’efficacia di Dio, che non ha mai smesso di operare nel mondo, anche se ha scelto e sceglie modi che risultano invisibili ai più.
Grazie per il tuo contributo e per averci stimolato ad approfondire. DAF.