Ping pong 022. IL DONO DELLE LINGUE NEL NUOVO TESTAMENTO

MARCHIDAN CRISTIAN, Caro Fernando, sto leggendo il tuo libro sugli Atti degli apostoli e volevo chiederti che cosa pensi del “parlare in lingue” che avviene oggi nel mondo pentecostale.

RISPOSTA.

1-Cercherò di essere sintetico, ma restando aperto a ulteriori sviluppi dell’argomento, anche da parte di altri. Il tema è quello del parlare in lingue, spesso sconosciute anche da chi lo fa, sotto l’impulso dello Spirito Santo. Partiamo dalla Parola di Dio.

2-Nel libro degli Atti vengono riportati alcuni episodi (2:5-8; 10:45-46; 19:6), ma la trattazione dottrinale della questione è fatta da Paolo nel capitolo 14 della prima Lettera ai Corinzi, con i capitoli 12 e 13 che ne costituiscono una premessa. Non bisogna ignorare gli episodi in Atti, ma per inquadrare il problema è evidentemente necessario concentrarci sulla prima Lettera di Paolo ai Corinzi.

3-In 1Corinzi 12:1 è scritto: «Circa i doni spirituali, fratelli, non voglio che siate nell’ignoranza». Il senso complessivo del capitolo è ribadito nella sua parte finale: «Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di lingue» (v. 28). Il capitolo si chiude con un invito: «Desiderate ardentemente i doni maggiori». A esso fa seguito il capitolo 13, che esalta l’amore per il prossimo ed è perciò tale amore che deve spingerci a ricercare i doni dello Spirito, non l’orgoglio o altro, in modo da essere utili a tutti.

4-È nel capitolo 14 che Paolo entra in dettaglio sul dono delle lingue, al quale i Corinzi davano un’importanza esagerata e lo praticavano in modo disordinato, esortandoli a privilegiare invece il dono di profezia: «Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma nella chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne diecimila in altra lingua» (vv. 18-19).

5-Anche in questo caso, Paolo fa una sintesi conclusiva: «Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine» (14:39-40).

6-Salvo lodevoli casi minoritari da valorizzare, per lo più “si disobbedisce alla Parola di Dio a modo proprio”. Nelle chiese non pentecostali, infatti, in sostanza si impedisce di parlare in altre lingue, mentre in quelle pentecostali si dà un’importanza esagerata al dono delle lingue, lasciando che venga esercitato in modo disordinato. Credo comunque che tutti (o quasi) siamo lontani dalla completezza della Chiesa disegnata da Paolo. DAF.

7-Sia dagli Atti che da tutto il Nuovo Testamento, non troviamo nessuna giustificazione alla divisione della Chiesa in due categorie: una superiore che ha ricevuto il dono dello Spirito Santo e un’altra che avrebbe solo creduto, ma che sarebbe ancora priva dello Spirito Santo. Negli episodi in Atti, lo Spirito è donato con lo schema “prima a nessuno e poi a tutti”. Mentre per Paolo un credente in Cristo che non è dimora dello Spirito Santo è una contraddizione: «Noi TUTTI siamo stati battezzati in un UNICO Spirito, per formare un UNICO corpo» (1Corinzi 12:13); «Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui» (Romani 8:9). DAF