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di Fernando De Angelis (4/6/24)

1.INQUADRAMENTO STORICO

È per mezzo di un Costantino miracolosamente guidato, si pensa di solito, che la chiesa sia passata da perseguitata a trionfante nell’impero romano. Il quadro storico accertato, però, ci mostra un processo molto più complesso e dispiegatosi per quasi due secoli. Proveremo ora a riassumerlo.

La chiesa descritta negli Atti degli apostoli subì cambiamenti limitati fino alla fine del II secolo, come testimonia la descrizione fattane da Tertulliano nella sua Apologia (197). Proprio in quegli anni, però, ci fu l’emergere della dinastia imperiale dei Severo (193-235), che fece cessare la persecuzione, promuovendo la libertà di religione e perciò considerando lecita anche quella cristiana. Ciò ne favorì una diffusione ancora più ampia di quella pur notevole che c’era già stata.

Parallelamente, la lunga e vasta opera di Origene (morto nel 253) farà penetrare nelle chiese un’interpretazione della Parola di Dio intrisa di filosofia platonica, con il cristianesimo che così si salda alla cultura del mondo. Dopo Origene e fino ai nostri giorni, diventerà perciò difficile distinguere ciò che nel cristianesimo deriva da Gesù e ciò che deriva da Platone.

Estintasi la dinastia dei Severo, per mezzo secolo le persecuzioni furono limitate, con l’ultima che fu la più sistematica: quella di Diocleziano e del suo successore Galerio. Proprio Galerio, però, alla fine si ravvide, emanando prima di morire un editto di tolleranza con il quale poneva termine alla persecuzione in tutto l’impero (311). Costantino e Licinio, succeduti a Galerio, non fecero perciò che rendere esecutiva la decisione di Galerio, con qualche limitata facilitazione in più concessa poi da Costantino.

La novità più rilevante di Costantino fu la convocazione del concilio ecumenico di Nicea, nel 325, con il quale si sperava di comporre i contrasti esistenti fra i cristiani, arrivando a conclusioni condivise. Il concilio sottolineò l’uguaglianza del Figlio con il Padre, esprimendola con una parola greca che non permetteva differenze rilevanti (homooùsion, cioè della stessa sostanza), in opposizione all’arianesimo, che fu dichiarato eretico e che invece sosteneva la subordinazione del Figlio al Padre.

Fu però Costantino stesso, poco dopo, a sconfessare Nicea, aderendo all’arianesimo e facendosi battezzare prima di morire dall’ariano Eusebio di Nicomedia (337). Costantino favorì il cristianesimo in un contesto di libertà religiosa per tutti e con il paganesimo tradizionale che era ancora la base dell’impero. Per questo le decisioni di Nicea rischiarono per quasi mezzo secolo di essere cancellate. Senza escludere un ritorno al paganesimo, come dimostrò la breve parentesi di Giuliano l’Apostata (361-363).

Sarà l’emergere dell’imperatore Teodosio (379), con l’editto di Tessalonica (380) e il concilio di Costantinopoli (381) a fare la saldatura fra impero romano e cristianesimo. Il cristianesimo di Nicea divenne così religione dello Stato, unica e obbligatoria. Una scelta che risulterà irreversibile e che costituirà la cornice della successiva storia, sia dell’impero romano che del cristianesimo.

Riportiamo sotto, con brevi note e sottolineando alcune parti, il credo apostolico, quello di Nicea e quello di Costantinopoli (detto anche di Nicea-Costantinopoli).

2.CREDO APOSTOLICO (prima di Nicea)

«Io credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra e in Gesù Cristo, Suo unico Figlio, nostro Signore,

il quale fu concepito da Spirito Santo, nacque da Maria Vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi; il terzo giorno risuscitò da morte; salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente: di là verrà a giudicare i vivi e i morti.

Credo nello Spirito Santo, la santa Chiesa cattolica, la Comunione dei santi, la remissione dei peccati, la risurrezione della carne, la vita eterna. Amen»

NOTE.

Colpisce la sinteticità e la semplicità di linguaggio, che fanno pensare ad un testo che rifletteva una visione largamente condivisa, che perciò non necessitava di spiegazioni.

3.CREDO DI NICEA (325)

Crediamo:

[1] in un solo Dio, Padre onnipotente, artefice di tutte le cose visibili e invisibili;

[2] in un solo Signore, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, generato unigenito dal Padre, cioè dalla sostanza del Padre, Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non fatto, consustanziale al Padre (greco homooùsion to patri); per mezzo di lui tutte le cose furono originate, quelle nel cielo e quelle sulla terra. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese e s’incarnò e divenne uomo, patì e risuscitò il terzo giorno e ascese ai cieli, e verrà di nuovo a giudicare i vivi e i morti;

[3] nello Spirito Santo.

Coloro che invece dicono del Figlio di Dio:

“C’era un tempo in cui non c’era” e “Prima di essere generato non era”, e che venne all’esistenza dal nulla, o dicono di essere di un’altra sostanza o essenza, o creato, o soggetto ad alterazione o a cambiamento,

la chiesa universale e apostolica li colpisce di anatema.

NOTE.

Contro l’arianesimo, oltre alle chiare affermazioni del punto 2, c’è una lunga aggiunta finale che ne riassume le tesi, dichiarando scomunicati coloro che le professano. Questo credo ebbe una diffusione parziale e fu poi profondamente revisionato dal successivo concilio di Costantinopoli. Online, perciò, non è facile trovare il testo del credo di Nicea, perché viene di solito dato quello di “Nicea-Costantinopoli”, cioè la revisione fattane a Costantinopoli. Ringraziamo perciò il Dizionario di teologia evangelica (EUN – Editrice Uomini Nuovi, marzo 2007) per aver riportato il testo completo alla voce “Nicea, concilio di”.

4.CREDO DI NICEA-COSTANTINOPOLI (380)

Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili.

Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create.

Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, mori e fu sepolto.

Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.

Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio.

Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti.

Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica.

Professo un solo Battesimo per il perdono dei peccati.

Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà.

Amen.

NOTE.

La parte finale antiariana del credo di Nicea è stata eliminata, essendo considerate sufficienti le affermazioni precedenti. Puntando su altri mezzi per combattere l’arianesimo, quali l’esercizio di una disciplina più attenta e organizzata.

Significativa una esplicitazione della divinità dello Spirito Santo. La concezione di una chiesa compatta e gerarchizzata emerge dal crederla “una” e dalla unicità del battesimo da essa ricevuto. Il radicamento di questa posizione contribuisce a spiegare la insopportabilità degli anabattisti sorti dopo Lutero, che praticavano un secondo battesimo.

Qualcuno fa notare il passaggio dalla “risurrezione della carne”, presente nel credo di Nicea, alla più sfumata e indeterminata “risurrezione dei morti”. In ogni caso, permane la convinzione di un regno di Gesù al suo ritorno, evidentemente sulla Terra.