GESÙ HA AFFERMATO DI ESSERE STATO MANDATO SOLO A ISRAELE

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Schema della relazione di F. De Angelis per il Convegno del 25/4/2016 a S. Miniato di Pisa, dal titolo “I Vangeli: una buona notizia per gli Ebrei o per i Gentili?”. Link dell’intervento:

A.In questo incontro ci chiediamo a chi siano rivolti i Vangeli, intendendo i 4 libri (Mat, Mar, Luca, Giov), mentre un discorso a parte va fatto per il messaggio del Vangelo, proclamato dagli apostoli negli Atti 2. La risposta di Gesù è inequivocabile: «Io sono stato mandato solo a Israele» (Mat 15:24); la cristianità non può però accoglierla, perciò si sforza non di capire la risposta di Gesù, ma di cancellarla con false soluzioni.

Spesso si usa l’invito finale di Gesù agli apostoli di portare l’annuncio «a tutti i popoli» (Mat 28:19). Significa che Gesù ha poi cambiato idea? Al momento di Matteo 15:25, cosa capirono gli apostoli? Cercarono una spiegazione con la successiva affermazione di Matteo 28:19? Oppure tennero conto della Parola di Dio precedente?

Più problematica è la diffusa concezione di un Paolo, “apostolo dei Gentili”, che finalmente annuncerebbe un “Vangelo universale”, andando oltre il “Vangelo ebraico” di Gesù. Molti cristiani non si rendono conto che, accettando questa impostazione, per coerenza dovrebbero definirsi “paoliani”, non “cristiani”.

Che Gesù volesse dire proprio ciò che ha detto, ne sono una controprova le indicazioni date in precedenza agli apostoli: «Non andate tra i pagani e non entrate in nessuna città dei Samaritani, ma andate piuttosto verso le pecore perdute della casa d’Israele» (Mat 10:5-6).

B.Non accettando le scappatoie di solito adottate e i relativi metodi, cercheremo di capire perché la cristianità è costretta a ignorare la risposta di Gesù ed in questo ci aiuterà un’analoga situazione descritta nel Vangelo. Luca riporta tre tentativi di Gesù di far comprendere agli apostoli che lui sarebbe stato ucciso e il terzo giorno sarebbe risuscitato, ma per loro quelle parole furono totalmente incomprensibili (Luca 9:22,45; 18:34). Se avessero preso sul serio quelle parole, la conoscenza di Gesù che avevano sarebbe andata distrutta, allora decisero di ignorarle e andare avanti… finché arrivò il tempo che con quelle parole diventò inevitabile fare i conti, allora abbandonarono Gesù e dichiararono di non conoscerlo (Mat 26:56,74).

La cristianità ha potuto a lungo ignorare l’affermazione di Gesù di essere stato mandato solo agli Ebrei, ma credo che ora sia arrivato il tempo nel quale sarà sempre più difficile non tenerne conto, perché Dio ha fatto tornare il suo popolo nella Terra Promessa e quel popolo sta sempre più scoprendo che Gesù è nato e si è mantenuto ebreo, con sempre più numerosi ebrei che lo riconoscono come Messia.

C.Le difficoltà che ha la cristianità ad accettare l’affermazione di Gesù dipendono da alcuni preconcetti.

PRIMO PRECONCETTO SBAGLIATO: «Gesù si è posto in contrasto col popolo di Israele». Gesù non si è posto in contrasto col popolo di Israele, ma con la maggioranza e con i capi, raccogliendo intorno a sé un residuo fedele. Il residuo fedele è sempre stato il di Dio per far avanzare la sua opera (per es. Isa 6:13).

SECONDO PRECONCETTO SBAGLIATO: «Gesù è un conto, il popolo di Israele un altro». Dio definisce Israele come suo figlio già in Esodo 4:22-23 e in Osea 11:1 dice: «Quando Israele era fanciullo, io lo amai e chiamai mio figlio fuori d’Egitto». Matteo applica tutto questo a Gesù (Mat 2:15) perché, per la sua mentalità ebraica, Gesù Unto/Cristo/Messia (cioè Re) e il suo popolo di Israele sono un tutt’uno!

TERZO PRECONCETTO SBAGLIATO: «Dio ha benedetto i Gentili perché Israele è stato ribelle». In altre parole: «O noi o loro». Le promesse di Dio ad Abramo per la sua progenie, invece, sono collegate a quelle verso tutte le famiglie della Terra; su questa stessa linea si mantennero poi i profeti (Gen 12:2-3; Isa 49:6).

D.La complessità della rivelazione di Isaia sul “Servo del Signore”, se è ben compresa, fa capire bene il quadro generale che avevano presente gli ebrei del tempo di Cristo. Qui dobbiamo essere sintetici e, per una trattazione più ampia, rimando al mio libro “Riassunto dell’Antico Testamento”.

Isaia afferma più volte che il “Servo del Signore” è il popolo di Israele (Servo-popolo, per es. 41:8-9; 48:20). Altre volte indica come “Servo del Signore” un particolare eletto (Servo-persona, per es. 42:1-7; 52:13 a 53:11). È inevitabile che gli ebrei tendano a concentrarsi sul Servo-popolo, mentre i cristiani sul Servo-persona, sul quale si dilunga il famoso cap. 53. Chi ama la Parola di Dio, però, vuole tener conto di tutto, andando a cercare come essa stessa incastri le sue affermazioni apparentemente contrastanti.

Mentre si è portati a discutere se il “Servo del Signore” sia il popolo o un eletto, una prima sintesi di Isaia è che popolo ed eletto sono strettamente associati nell’opera di testimonianza: «I miei testimoni siete voi, voi e il mio servo che io ho scelto» (43:10).

Uno dei compiti del Servo-persona è quello di aprire gli occhi dei ciechi (42:1-7), ma ad avere più bisogno di quest’opera è proprio il Servo-popolo (42:19). Ecco allora la necessità che il Servo-persona agisca prima di tutto sul Servo-popolo, in modo da renderlo idoneo al servizio di testimonianza: «È troppo poco che tu sia mio servo per rialzare le tribù di Giacobbe […] voglio fare di te la luce delle nazioni» (49:6).

Per gli apostoli era chiaro che l’azione del Messia su Israele non escludeva quella verso gli altri popoli, ma la preparava. Nel concentrarsi di Gesù su Israele, perciò, ci vedevano implicita una successiva azione su tutti i popoli. Matteo 15:25, perciò, per loro conteneva già Matteo 28:19, che perciò non rappresentò un cambio di strategia, ma la successiva tappa di un progetto, universale fin dall’inizio.

E.Come spiegazione dell’affermazione di Gesù potremmo anche fermarci qui, ma è utile vedere come tutto il Vangelo sia coerente con quell’affermazione. Infatti Gesù solo occasionalmente ha operato fuori dal territorio di Israele e, nel relazionarsi con i non Ebrei, li ha sempre costretti in qualche modo a riconoscere l’elezione di Israele. Citiamo sinteticamente 6 casi.

1.Con la samaritana, Gesù puntualizzò che «la salvezza viene dai Giudei» (Giov 4:22).

2.Dirigendosi verso la casa del centurione romano, lo costrinse a confessare che la sua casa non era in grado di riceverlo, evidentemente perché impura per un maestro ebreo (Luca 7:1-9).

3.Fra i pagani Geraseni, Gesù accettò che i demoni entrassero nei porci uccidendoli (Mar 5:1-17), rendendo così incompatibile la sua presenza con l’allevamento dei maiali, proibito dalla legge di Mosè (Lev 11:7).

4.Il lebbroso samaritano fu guarito mentre andava dai sacerdoti ebrei, cioè verso Sion, non verso il monte sacro dei Samaritani (Luca 17:11-18).

5.Prima che Gesù le guarisse la figlia, la donna cananea accettò di essere considerata un cane, rispetto agli Ebrei, che erano invece considerati figli (Mat 15:26-28).

6.Quando alcuni Greci di religione ebraica, ma evidentemente non di lingua ebraica, chiesero di vedere Gesù, Gesù non li ricevette, perché «il granello di frumento», cioè lui stesso, doveva prima morire per poter portare molto frutto; solo dopo che sarebbe stato «innalzato dalla terra», avrebbe potuto attrarre a sé tutti (quindi anche i Greci, Giov 12:20-32).

Quando questi non Ebrei accettarono di partire da una posizione inferiore, Gesù li accolse poi pienamente, ponendoli di fatto in posizione più elevata certamente degli Ebrei increduli, ma anche di quelli con minor fede (cfr. Mat 15:28; Luca 7:9; 17:17-18); applicando così un principio già presente nell’AT (per es. Pro 15:33), ma che Gesù stesso aveva ribadito: «Chi si abbassa sarà innalzato» (Luca 18:14).

F.I “LIVELLI DISCONTINUI”, NELLA COMPRENSIONE DI GESÙ.

Inizialmente gli apostoli hanno conosciuto Gesù in modo graduale, poi sono stati chiamati a fare dei salti, con una conoscenza di Gesù divenuta di livello più elevato. Il primo livello va fino all’ultima cena compresa, mentre da Atti 2 abbiamo un secondo livello. Per Giovanni, quello incontrato all’inizio dell’Apocalisse (1:17) era un Gesù così diverso da quello conosciuto da farlo svenire, perciò quello è stato un terzo livello. Lo stare insieme a Gesù dopo il suo ritorno, non potrà che essere un quarto livello. Anche per Paolo ci sono stati livelli di comprensione successivi: fase iniziale (Atti 9:3-19), successive “visite” fattegli da Gesù (Atti 22:18; 23:11; 26:16), grande salto di conoscenza quando fu rapito in spirito fino al terzo cielo (2Cor 12:2-4).

G.IL VANGELO DI GESÙ E I VARI ADATTAMENTI DEGLI APOSTOLI DOPO ATTI 2.

Il messaggio del Vangelo è stato adattato dagli apostoli a circostanze molto diverse, perciò negli Atti ne sono presentate versioni più o meno semplificate.

1.Paolo a Listra, dove inizialmente non può andare oltre i primi capitoli della Genesi (14:8-17).

2.Paolo, sulla nave verso Roma, parlò di un Dio che si cura degli uomini, senza nominare Gesù (cap. 27).

3.Paolo al carceriere e Pietro a Cornelio arrivano al “minimo sufficiente” di Gesù Salvatore (10:38-43; 16:31).

4.Paolo all’Areopago “innestò” bene Gesù che, senza farne il nome, è “l’uomo” risorto e giudice (17:30-31).

5.Pietro agli Ebrei di Gerusalemme e Paolo nella sinagoga di Antiochia di Pisidia (Atti 2-5; 13:14-41) collegano Gesù ad Abramo, a Mosè, a Davide ed ai profeti.

H.“ORDINE DI COMPRENSIONE” DELLA BIBBIA PER I GENTILI.

Possiamo certamente trarre beneficio dalla lettura di ogni parte della Parola di Dio, ma “l’ordine di comprensibilità”, per un Gentile, non è quello di collocazione. Tenendo conto di quanto sopra considerato, perciò, pur consigliando di leggere una prima volta rapidamente tutta la Bibbia, per una seconda e più riflessiva lettura proporrei il seguente ordine, in modo da ridurre gli equivoci nei quali solitamente si cade:

1.Genesi;

2.Atti degli apostoli;

3. 1 e 2Pietro, Lettera di Giuda;

4.Lettere di Paolo, cominciando da 1 e 2Corinzi e finendo con Romani;

5.Giacomo e le tre Lettere di Giovanni;

6.Antico Testamento;

7.Vangeli, Lettera agli Ebrei e Apocalisse.

I.Possiamo aver ricevuto grandi doni da Gesù ma finché, come la donna cananea, non rispondiamo «Dici bene Signore, ma concedimi qualche briciola», significa che siamo ancora lontani dal cuore ebraico di Gesù.