Convegno “CAPIRE L’APOCALISSE”, Chianciano (Siena) 1-2/10/16

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NOZZE DELL’AGNELLO E SUA SPOSA IN APOCALISSE

Schema anticipato della terza relazione di Fernando De Angelis (14/9/16).

 In questa terza relazione cercheremo di definire il senso che dà l’Apocalisse alle nozze dell’Agnello e chi è la sua sposa; faremo sostanzialmente un riassunto e un adattamento del contenuto nel mio libro.

A. I capitoli 19-22 di Apocalisse celebrano la vittoria finale del bene.

Mentre fino al capitolo 18 l’Apocalisse descrive la lotta fra bene e male, negli ultimi quattro capitoli (19-22) si concentra sulla vittoria finale dell’Agnello, con lo stabilirsi sulla Terra del regno dei cieli, al quale si associano le nozze dell’Agnello. Si comincia con una specie di riassunto introduttivo (19:1-8), poi viene descritto l’arrivo del re (19:11), la sua vittoria sulla “Triade diabolica” (19:20 a 20:3), l’avvento del suo regno milleniale (20:4), la sua vittoria definitiva su un Satana riemerso (20:7-10), l’avvento di un nuovo cielo e di una nuova Terra. Solo dopo la preparazione di questo ambiente di “pace definitiva” arriva la “sposa”, annunciata in 19:7 e indicata in Gerusalemme (21:9-10), concludendo con il trionfo del regno di Dio «nei secoli dei secoli» (22:5).

B. Nozze in cielo fra Cristo e la Chiesa? Testo e contesto lo escludono.

Alcuni affermano che l’Apocalisse descrive le nozze in cielo di Cristo con la Chiesa, perché in 19:7-8 è scritto: «Sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata. Le è stato dato di vestirsi di lino fino, risplendente e puro; poiché il lino fino sono le opere giuste dei santi». Sembra evidente, perché l’apostolo Paolo parla dei credenti come di “fidanzati” a Cristo (2Cor 11:2); la sposa è poi rivestita delle opere dei santi, un nome che nel Nuovo Testamento indica i membri della Chiesa (2Cor 1:1). Sul regno di Cristo e sulla sposa torneremo più avanti, anticipando ora qualche precisazione.

La soprastante citazione è preceduta dalle seguenti altre parole: «Alleluia! Perché il Signore, nostro Dio, l’Onnipotente, ha stabilito il suo regno. Rallegriamoci […] perché sono giunte le nozze dell’Agnello…». Considerando la citazione più completa, vediamo che le nozze sono messe in parallelo con il regno e perciò ad esso connesse. Il significato che l’Apocalisse dà a “regno” è inequivocabilmente terrestre, perché Gesù è fin dall’inizio definito come «Principe dei re della terra» (1:5) ed egli regnerà «sulla terra» (5:10), reggendo le nazioni «con verga di ferro» (2:26-27; 19:15).

La necessità di un regno sulla Terra di Gesù è implicita nel suo essere “Figlio di Davide” ed è ribadita in tutto il Nuovo Testamento (per es. Mat 24:30; Fil 2:9-11). Forse però il passo più significativo è 1Corinzi 15:22-28, dov’è scritto che Cristo ridurrà «al nulla ogni principato, ogni potestà e ogni potenza. Poiché bisogna che egli regni finché abbia messo tutti i suoi nemici sotto i suoi piedi». Dato che le nozze sono associate ad un regno terrestre, allora non potranno che realizzarsi sulla Terra.

Anche i credenti prima di Cristo sono chiamati “santi”. Per esempio, nel Salmo 16:3 è scritto: «Quanto ai santi che sono sulla terra, essi sono la gente onorata in cui ripongo tutto il mio affetto». In ogni caso, come “sposa”, è in seguito chiaramente indicata Gerusalemme (21:9-10). La Chiesa può essere in qualche modo collegata con Gerusalemme, che però rappresenta evidentemente qualcosa di più complesso della Chiesa.

In 19:7 le nozze sono annunciate, non realizzate. Oltre al fatto che la sposa arriverà più avanti (21:9-10), subito dopo vengono cominciati i preparativi per le nozze, con la stesura degli «invitati alla cena delle nozze dell’Agnello» (19:9). Lo sposo arriva sulla Terra subito dopo con un grande esercito, per combattere la battaglia contro le più potenti forze del male (19:11-21). Quest’opera si adatta bene ad un promesso sposo che vuole preparare l’ambiente per la sua futura sposa, mentre sposarsi e subito dopo partire per la guerra è non solo poco augurabile, ma proibito dalla stessa Bibbia (Deu 24:5).

Insomma, non è Apocalisse 19:7-8 ad insegnare le nozze celesti della Chiesa, ma sono i presupposti antibiblici di chi legge a fargli vedere in quel testo quello che non c’è. Il cristianesimo ha spostato il centro del suo interesse dal mondo reale ad un ipotetico mondo ideale, dando eccessiva importanza alla rassegnazione; mentre l’Apocalisse ha al centro la trasformazione e la redenzione del mondo, con una definitiva sconfitta del male.

C. Regno milleniale di Cristo.

Cristo imporrà la sua autorità anche a chi non sarebbe d’accordo, neutralizzando la “Triade diabolica”: la Bestia e il falso profeta «gettati vivi nello stagno di fuoco e di zolfo» (19:19-21), mentre il Diavolo-Satana sarà tenuto prigioniero per mille anni (20:1-3). La Terra, sgombrata dai malvagi, verrà riempita dai credenti risorti, che regneranno con Cristo per mille anni, governando anche loro le nazioni «con una verga di ferro» (2:26-27). C’è da chiedersi: come potranno farlo quei membri di chiesa che si stanno preparando a tutt’altro?

Gesù però non ama i rapporti forzati, perciò scioglierà Satana, lasciandolo libero di offrire al mondo i suoi inganni. Satana ne sedurrà molti e tenteranno ancora una volta la “soluzione finale” del “problema dei Giudei”, divenuto nel frattempo il “problema dei Giudei e dei credenti nel Dio dei Giudei”. Vorranno infatti distruggere “il campo dei santi”, che avrà come sua capitale (guarda caso!) la «città diletta» (v. 9), cioè Gerusalemme. Come al solito, finirà che chi vorrà distruggere Gerusalemme e ciò che rappresenta, finirà per distruggere se stesso. Così Satana sarà gettato nello stagno di fuoco insieme agli altri due della “Triade”, «tormentati giorno e notte, nei secoli dei secoli» (20:10).

D. Il regno eterno di Dio Padre sulla nuova Terra.

Solo a questo punto ci saranno nuovi cieli e nuova Terra, con Dio Padre che tornerà ad abitare di nuovo a Gerusalemme, in mezzo al suo popolo e in mezzo ai popoli (21:1-3).

Mentre nel regno milleniale di Cristo la Terra assomiglierà a quella attuale, la nuova Terra recupererà tutta la perfezione iniziale; infatti, per esempio, non ci saranno più né maledizione e né morte, mentre tornerà ad essere disponibile l’albero della vita. Ci sarà addirittura qualcosa in più, dato che la luce dell’Agnello non renderà più necessaria la presenza del sole (21:4,23; 22:1-4).

È poi scritto che «Dio asciugherà ogni lacrima dai loro occhi», e sono le stesse parole della fine del capitolo 7: un altro chiaro segno, come abbiamo visto, di un’esposizione ciclica che è tipica dei libri profetici.

Un’altra espressione da mettere in evidenza è «nei secoli dei secoli», che significa «per sempre». È usata per descrivere la situazione finale, sia negativa della “Triade diabolica” e sia positiva dei credenti (20:10; 22:5). Siamo portati a desiderare che, alla fine, si sistemerà tutto, ma l’Apocalisse ci mostra una divaricazione fra bene e male che si protrarrà «nei secoli dei secoli».

E. Gerusalemme: la “sposa dell’Agnello” che scende dal cielo.

Nella domanda se “la sposa dell’Agnello” sia Israele o la Chiesa è contenuto il presupposto che la Chiesa sia alternativa ad Israele, mentre nel Nuovo Testamento troviamo che la Chiesa nasce come “corrente interna” ad Israele ed è poi a questa “Chiesa ebraica” che, da Atti 10 in poi, vengono associati i non circoncisi (Cornelio, chiesa di Antiochia). Alcuni “ulivi selvatici” (Gentili) vengono innestati nel popolo di Dio al posto di alcuni “rami naturali” (Ebrei), come afferma Paolo in Romani 11:17: un passo ben conosciuto, ma che poi molti dimenticano, continuando a pensare ad Israele e alla Chiesa come a due entità distinte. Dato che l’albero di Abramo resta lo stesso, non sono concepibili due prospettive diverse per i Gentili credenti e per gli Ebrei credenti. Da Atti 10 in poi, l’unione in Cristo fra Ebrei e Gentili diviene permanente, con molte chiese a composizione mista (cfr. Atti 18:4). Questa situazione è però vista in attesa della salvezza di tutto Israele (cioè di Israele come popolo, Rom 11:26).

La Sposa di Cristo, in ogni caso, non può che comprendere sia Ebrei che Gentili, anche permanendo un’eventuale distinzione di ruoli. Per fare un paragone, il capitolo 7 di Apocalisse introduce 144.000 Ebrei che ricevono un sigillo speciale, seguiti da una gran folla di Gentili che poi ricevono anche loro un onore particolare (7:13-17). Comunque, quando Dio sarà «tutto in tutti» (1Cor 15:28), ci sarà la pienezza di ciascuno, senza negarne la specificità.

L’Apocalisse chiarisce che la sposa è la nuova Gerusalemme (21:9-10), ma il significato di Gerusalemme è molto complesso. Il suo nome stesso è misterioso, perché la parte finale contiene la parola “pace” (shalom), ma è preceduta da un’altra dal significato incerto.

Viene spontaneo associare Gerusalemme ad Israele ma, stranamente, nessuno è mai riuscito a renderla “monocolore”. Giosuè ha vinto molte battaglie, ma né lui né altri sono mai riusciti a cacciare i non ebrei da Gerusalemme (Giosuè 15:63; Giudici 1:21). A volte il Tempio rappresenta Gerusalemme e il popolo ebraico, ma Dio volle che fosse costruito sull’aia di un non ebreo e che fosse aperto ai Gentili (1Re 8:41-43; 1Cro 21:18).

Neppure l’attuale Stato di Israele è riuscito a cambiare Gerusalemme, la cui zona storica è divisa in quattro parti, separate da muri per lo più invisibili, ma incrollabili (quartiere ebraico, armeno, cristiano e arabo). Zaccaria è arrivato perfino a profetizzare una contrapposizione fra Gerusalemme e il popolo di Israele (rappresentato da Giuda, Zac 14:14): sembra un’assurdità, eppure fra la capitale “moderna” di Israele (Tel Aviv) e quella antica (Gerusalemme) c’è una tensione che per il momento risulta utile, ma che potrebbe avere sviluppi inattesi.

Dunque la sposa è sì la nuova Gerusalemme, ma non affrettiamoci a definirne il significato, tenendo presente che è dedicata sia alle dodici tribù di Israele sia ai dodici apostoli (21:12-14). In ogni caso, la sposa che alla fine chiama lo sposo (22:20) non può che essere costituita da TUTTI i credenti in Cristo, anche dagli ultimi arrivati, che invocano Gesù dopo aver appena finito di leggere l’Apocalisse: unendosi in coro alla sposa, divengono anch’essi sposa (cfr. 22:17).

F. A scendere dal cielo è una realtà o un significato?

Se si prendono alla lettera certi passi dell’Apocalisse si cade nell’assurdo e, in certi casi, è il contesto stesso ad invitarci ad una lettura simbolica. Il Cristo “terribile” visto inizialmente da Giovanni (1:13-18) è evidentemente una sua rappresentazione simbolica, come appare simbolico il libro dai sette sigilli e quello divorato da Giovanni. Come possiamo considerare non simbolico infine tutto il lungo discorso su Babilonia, sulle Bestie e sul Dragone?

Venendo alla Gerusalemme che si trova in cielo e poi scende sulla Terra: veramente nel cielo c’è, o ci sarà, una Gerusalemme fatta di pietre e completa di impianto idraulico e quant’altro? Piazzare una casetta prefabbricata comporta già molto lavoro, figuriamoci un’intera città! NO, A SCENDERE DAL CIELO NON PUÒ ESSERE UNA REALTÀ, MA UN PROGETTO. La “sposa Gerusalemme” è frutto di un disegno di Dio, è concepita in cielo, è di natura divina, ma è fatta per stare e vivere sulla Terra, dove saranno celebrate le nozze, vivendo poi nel regno (terrestre!) del suo amato sposo (21:9-27).

Nel dire e ripetere «VIENI!» a Gesù (vv. 17 e 20), Giovanni interpreta il sentimento dei credenti del suo tempo. Loro non aspettavano un Gesù che avrebbe interrotto la loro vita per portarli in cielo a cantare tutto il giorno, ma un Gesù che sarebbe venuto per farli sedere a tavola con lui (Mat 8:11; Luca 22:28-30), allargandoci la vita e rendendola senza fine, cioè eterna (Giov 3:16).